I capricci dei bambini. Quali le strategie in aiuto a mamma e papà?

Pianti, grida e sceneggiate, ma anche calci, pugni e pizzicotti. Quale genitore non ha mai dovuto fronteggiare i capricci di suo figlio? Nessuno. 
E allora, come fare per gestirli e non subirli? Quali sono le risposte da evitare per uscire efficacemente dal momento critico senza conseguenze e malumori?

Severità, fermezza, ma anche, coccole e dolci parole: una regola fissa per la gestione dei capricci non esiste, ma utili strategie personalizzate per le singole situazioni si! 
Tra le principali indicazioni, c’è il riservare molta attenzione alla comunicazione non verbale. E se il capriccio persiste, prendere in considerazione la Terapia Breve Strategica, indiretta.

 

Se scrivo “capricci”, cosa vi viene in mente? 
Il figlio dei vicini che urla a ogni ora? Il nipotino che risponde “no” a qualsiasi richiesta? Oppure, più semplicemente, quei bambini che, al supermercato, si impuntano per comprare qualcosa, non lo ottengono e scoppiano in un pianto inconsolabile.
 Senza voler per forza andare lontano, a qualcuno può venire in mente anche il proprio bambino.
A casa con i familiari, o fuori in compagnia di altre persone, diverse possono essere le situazioni caratterizzate da capricci.
Chi più chi meno, tutte le mamme e i papà si trovano, prima o poi, a doverli fronteggiare.

Pianti, grida e sceneggiate, ma anche calci, pugni e pizzicotti.
Quando il figlio è un po’ più grande, non di rado, è possibile assistere a frasi accusatorie e pungenti verso la mamma, il papà o i nonni che, se non gestite nel preciso momento in cui arrivano, rischiano di trasformarsi, nel tempo, in pericolose azioni subite capaci di indebolire quel ruolo di guida – e di punto di riferimento – che i genitori e gli adulti coinvolti nella sua educazione e crescita devono impegnarsi a mantenere, sempre.


Il periodo più delicato per i capricci è la prima infanzia. In questa fase i bambini si rendono conto che non gli è consentito vivere di sole coccole e per questo si ribellano. Dai 2 ai 6 anni, non di rado, si oppongono a spazi e tempi imposti. 
Fanno i capricci in diverse circostanze e per vari motivi: per aggirare un comando, un divieto, un dovere.
Si lamentano quando è ora del sonnellino pomeridiano, oppure corrono ovunque nel momento del pasto. A volte, urlano per ottenere una gratificazione materiale o affettiva, piangono per sedurre e rendere complice un genitore mettendolo contro l’altro. 
I bambini sono accentratori: lo siamo stati tutti quando eravamo piccoli.
Vorrebbero stare sempre al centro delle attenzioni e, quando ciò non accade, vivono una frustrazione che, talvolta, riescono ad aggirare mettendo in scena delle vere e proprie tragedie: si buttano per terra, sbattono gli oggetti, li lanciano, vomitano.

Il rischio è che, se non allenati, la mamma e il papà possono cedere e lasciarsi pian piano mettere sotto scacco.
Quale genitore non si è sentito almeno una volta in colpa nel vedere il figlio sofferente?
Se si è presi alla sprovvista, di fronte a pianti, urla e sceneggiate ci si può sentire emotivamente ricattati, non si riesce a sopportare la frustrazione che il figlio sta mostrando e, alla fine, si interviene in maniera non efficace, ovvero consolandolo, rassicurandolo, dando dunque seguito alla sua richiesta di attenzione. Se si ricorre a soluzioni di questo tipo e, soprattutto, se si ripetono nel tempo anche quando non hanno sortito effetti positivi – come l’estinzione dei capricci – vuol dire che si è di fronte a soluzioni disfunzionali di gestione dei capricci – in Terapia Breve Strategica* prendono il nome di tentate soluzioni**.
Così facendo il bambino impara che capricci e ribellioni rendono il genitore più dolce e accondiscendente e arriva ad ottenere una serie di vantaggi e benefici altrimenti irraggiungibili, rimanendo senza intoppi nel proprio mondo di diritti e assenza di responsabilità.

Come fare per azzerare i capricci?

Non esiste una strategia universale per azzerare i capricci dei propri figli.
Imparare a riconoscerli è sicuramente il primo passo. In alcuni casi serve severità e fermezza, in altri è più efficace ricorrere a parole dolci e coccole.

Un’indicazione sicuramente utile di fronte ai capricci è il prediligere comunicazioni semplici e concrete.
•    Finché non hai finito di mangiare la tua pappa non si può giocare: ecco una frase efficace per insegnare al bambino a rispettare i tempi della quotidianità. Azioni dirette, pronunciate con calma e decisione, insegnano al piccolo più di mille ragionamenti e rimproveri. In questo modo, guidato da mamma e papà, il bambino potrà imparare a gestire i suoi tempi senza ricorrere a ribellioni esplosive. Capirà che è meglio non distrarsi mentre mangia così da circoscrivere il pasto in un momento ben preciso e potersi godere poi a pieno e indisturbato il momento di gioco che seguirà.
•    Optare per un dolce imperativo al posto del domandare è il modo migliore per gestire possibili rifiuti. Ad esempio, quando è ora di lavarsi i denti, mettersi il pigiama, fare il bagno, spegnere la televisione, invece di fare una domanda che può avere come risposta un sì o un no, è utile indicare un’azione. Al posto di chiedere: “Andiamo a lavarci i denti?”; dire semplicemente: È ora di lavarsi i denti. Prendi lo spazzolino e mettici sopra un po’ di dentifricio.

Per sovvertire un capriccio, il più delle volte la strategia più immediata, soprattutto con i bambini più piccoli, è modificare qualcosa a livello di comunicazione non verbale.

Quindi, non appena arriva il capriccio:
1.    Far finta di niente;
2.    Frustrare dolcemente il comportamento sintomatico dichiarandogli, con voce calma ma determinata: Quando avrai finito di fare i tuoi capricci giocheremo insieme.
3.    Evitare il contatto fisico. Ad esempio, di fronte a una sceneggiata, fare una dichiarazione del tipo quando ti sarai calmato tornerò a giocare con te e allontanarsi di qualche metro mantenendo sempre il contatto visivo. Il bambino continuerà nel suo capriccio per alcuni minuti esasperandolo ma, poco dopo, si calmerà e cercherà di ristabilire il contatto affettivo con il genitore riavvicinandosi.
4.    Incuriosire e invogliare utilizzando espressioni e azioni differenti mentre ci si rivolge a lui. Nelle situazioni in cui si chiama il bambino e lui non risponde, è meglio evitare di urlare subito; piuttosto, è bene chiamarlo nuovamente caricando la voce di eccitazione ed energia e dirigersi verso di lui mostrando felicità nel vederlo.

E se i capricci continuano?

Qualora la situazione non dovesse cambiare, può essere utile richiedere una consulenza psicologica.
La Terapia Breve Strategica, tranne che in pochissimi casi, non agisce in maniera diretta sui bambini, ma indiretta, cioè attraverso i genitori, gli adulti di riferimento o gli insegnanti. Agire indirettamente vuol dire intervenire sul problema per risolverlo evitando però ogni tipo di “etichettamento” nei confronti del bambino interessato.

Al di là di tutte le cause che si possono avanzare sul perché un bambino fa i capricci, l’approccio strategico va alla ricerca di come questi funzionano nel preciso momento in cui si presentano e cosa viene messo in atto dalle persone coinvolte nella situazione per cercare di risolverli. Ed è proprio da tali tentativi che non hanno avuto successo che si partirà per inserire quel cambiamento che porterà in poco tempo all’estinzione delle manifestazioni.

Di fronte al capriccio, il più delle volte, i genitori o chi per loro si ritrovano a dare spiegazioni al piccolo con l’obiettivo di persuaderlo a smettere. Lo coccolano, a volte gli promettono qualcosa in cambio – “se non fai più così avrai…” – oppure lo puniscono.
Come affermava Oscar Wilde nella sua celebre frase: “è con le migliori intenzioni che il più delle volte si ottengono gli effetti peggiori”. E i capricci, invece di diminuire, aumentano.
Un altro tentativo di risoluzione che non sortisce effetti ma che è spesso messo in atto da mamma e papà è il parlare continuamente del problema, sia con il bambino, sia tra gli adulti in presenza o meno del bambino.

In pochi incontri di consulenza, la mamma e il papà potranno far proprie le strategie più efficaci – perché calate sulla specifica situazione – per gestire i capricci del figlio e non subirli.
Una volta indagate le caratteristiche del capriccio in questione, le peculiarità della situazione e le tentate soluzioni adoperate per fronteggiarlo, concentrandosi in particolare sulle modalità comunicativo-relazionali adottate nel rapporto genitore-figlio, il terapeuta strategico indicherà la via più efficace per interrompere, nel più breve tempo possibile, il circolo vizioso che si è venuto a creare intorno ad esso.
L’intervento sarà poi perfezionato in base agli effetti osservati fino al raggiungimento degli obiettivi prefissati.

Jean-Jacques Rousseau nell’Emilio affermava: “Siate ragionevoli e non ragionate con i bambini, soprattutto per far loro approvare ciò che a loro dispiace, poiché introdurre sempre così la ragione nelle cose spiacevoli non è che rendergliele noiose e screditarle per tempo in una mente che non è ancora in grado di comprenderle”.

D’altronde, se i bambini capissero le ragioni, non avrebbero bisogno di essere educati.

Per maggiori informazioni sul tema o per una consulenza sulla gestione dei capricci di vostro figlio scrivetemi a info@psicologospoletoeleonoracorio.com.

 

* La Terapia Breve Strategica viene  sviluppata da G. Nardone e i suoi collaboratori presso il Centro di Terapia Strategica di Arezzo
(Nardone Salvini, 2003)

** Il costrutto di tentata soluzione rappresenta la principale chiave d’accesso per la risoluzione di un problema
e per la comprensione del suo funzionamento (Nardone Salvini 2013; Nardone, Watzlawick, 1990)

*** Photo by Jordan Whitt / Unsplash

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